Articolo su Quotidiano di Lecce del 19.X.1996

 

Le note stonate del pianoforte di Schipa

 

di Giovanni INVITTO

 

Dall’assessore alla Cultura e vicesindaco Giovanni Invitto riceviamo e pubblichiamo.

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            Mi si diceva di avere in eredità il dovere, piacevole per me di realizzare il Museo Tito Schipa nei locali dello Scipione Ammirato, palazzetto rinascimentale che non piace a Maria Teresa Gabriele. Ma il museo non si può fare perché, giustamente, Tito Schipa jr. da un po’ di anni s’è riportato a Roma tutto, cioè il non ingombrante materiale che aveva depositato nella casa di un privato.

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Contemporaneamente ho proposto di dedicare, visto che non esiste più per mancanza di materiale, l’ipotesi Museo, uno spazio a piano terra del Paisiello, dove tenere permanentemente in mostra il pianoforte e utilizzarlo in occasioni e con artisti speciali. Se poi Tito Schipa jr. vorrà riconsiderare il progetto del Museo, la Città ne sarà ben lieta e ne valuterà, insieme a lui, tutte le forme e il sito idoneo.

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Questo il commento in calce all’articolo (s.a.) :

            ……………  La nostra ironia su Schipa è un modo mesto e leggero insieme di coprire lo sdegno per l’imperdonabile indifferenza con cui il più grande leccese di questo secolo è trattato dalla Politica di ieri e di oggi. Si ride per non piangere…

            Il neoassessore alla Cultura del Comune di Lecce, l’unico incolpevole perché seduto su quella poltrona da appena tre mesi, legge nell’ironia del nostro giornale un giudizio sulla sua brevissima azione politica. Come se la lezione di questo immenso maestro della modernità musicale possa essere affidata allo zelo di un singolo amministratore.

            Caro Invitto, Schipa non è l’idolo dei nostalgici del melodramma, né un concittadino cui intitolare una lapide, ma la memoria e insieme la traccia di un percorso culturale di un’intera comunità. Schipa è, anzi dovrebbe essere per Lecce, quello che Leopardi è per Recanati e Verdi per Parma.    ……………