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Ultime reazioni e giudizi (al concerto del 29 ottobre al Teatro Studio):

DALLA MAILING LIST DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI

Cari saluti a tutti,
Ieri sera al teatro studio di via portuense (nei pressi di porta portese) Tito Schipa jr ha messo in scena "Dylaniato", uno spettacolo basato sulle sue traduzioni dei testi di Bob Dylan.
La peculiarità delle traduzioni di Tito Schipa jr consiste nel fatto che egli ha voluto mantenere inalterata la metrica e le rime
di ogni componimento, sia delle liriche che delle canzoni, le quali ultime possono essere così cantate in italiano con i medesimi tempi ritmici del testo originale inglese, rispetto al quale la traduzione sconta tuttavia numerose, anche se fisiologiche, infedeltà.
Si tratta di una scelta coraggiosa, quasi temeraria, perché l'ambiguità - talora l'oscurità, comunque la complessità - dei testi di Dylan comporta che ognuno può interpretarne i contenuti secondo la propria sensibilità, sicché una traduzione infedele potrebbe risultare sgradita proprio nella misura in cui fosse partorita nell'ambito di una diversa sensibilità, di un diverso approccio ideologico e lirico, in definitiva di una diversa lettura spirituale del singolo verso o dell'intera opera.
Incurante di questi pericoli, Tito Schipa jr - talora accompagnandosi magistralmente al pianoforte talora sfruttando una base preregistrata talora improvvisandosi rapper - ha proposto generosamente un repertorio da far tremare i polsi, tra una magistrale " tu col tamburino", un'appassionata "come una pietra scalciata", una nostalgica " stammi bene Angelina" , una rabbiosa " mastri guerrai", una dolcissima "a Ramona" e un' ironica " sulla strada ancora". Particolarmente emozionanti sono state le versioni - brucianti, dolorose, struggenti - di "ti voglio" e "campane della libertà" le quali hanno fatto emergere nitidamente, da diverse angolazioni, la grandezza e i limiti di un' intera generazione. Ma il momento più alto si è avuto nell'interpretazione delle liriche: la ballata di John Brown, la lettura dei versi scritti per Joan e per Woodie ( vere immensità poetiche spesso nascoste tra le pieghe delle note di copertina dei dischi) hanno sfiorato, anche nell'interpretazione italiana, la ruvida capacità di colpire dritto al cuore, la durezza impietosa, la violenza irresistibile del gesto capace di togliere tutte le maschere, che costituivano l'essenza del testo originale scritto da un ragazzino del Minnesota destinato a diventare uno dei più grandi poeti del novecento.
Paolo Spaziani

ANDREA K CAPONERI (Radio Orvieto)
Ieri sera splendida esibizione di Tito Schipa Jr che a Roma ha dedicato un intenso e a tratti commovente spettacolo a Bob Dylan, proponendo le sue storiche versioni in italiano (e in romanesco...). Da vedere, assolutamente.

ALBERTO MARCHETTI (FB)
Splendida serata ieri, emozionante e così ricca di storie e canzoni da uscirne quasi frastornato, con la necessità di rituffarmi sul poeta Bob con rinnovata curiosità, (mi sono sparato, prima di dormire, tutto Blonde on Blonde, con immenso autocompiacimento) come una riscoperta dopo un lungo sonno, con uno sguardo rinnovato e meravigliato... tutto questo grazie a Tito, perché i poeti devono essere tradotti dai poeti, con il rispetto di chi conosce ed è disposto a scendere negli spazi tra le parole fino a riempirle delle note mancanti.

FULVIO BIONDO (FB)
Anche per me grande ed emozionate serata ieri sera, brividi e pelle d'oca come ormai raramente mi capita assistendo a concerti !!! ... e come al solito anche questa volta gli assenti hanno avuto torto.

 

Qui di seguito uno stralcio dell'intervista a Riccardo Bertoncelli citata in quella pagina:

 

MF: Puoi parlarmi della vexata quaestio relativa alle traduzioni di Tito Schipa, Jr. delle canzoni di Dylan? Sono moltissimi quelli che le detestano... Perchè è così difficile rendere i testi di Dylan in italiano?...

RB: Beh, io sono il responsabile di questa cosa perchè Tito l'ho voluto io e fino alla morte dirò che sono bellissime traduzioni. Tutte le altre traduzioni di Dylan che ho letto sono rigide, inanimate, sinceramente brutte. A scuola ci insegnavano che "versione" deriva dal latino "vertere"... Quindi prendere un testo e "girarlo". Probabilmente Tito ha a volte esagerato nel compiere questa operazione perchè è un cantautore, e si sente. Però una cosa bella che mi ha insegnato con le sue traduzioni è che lui nel 99 per cento dei casi rispetta la metrica originale. E' chiaro che questo ha portato in alcuni casi a delle esagerazioni. Ti racconto un aneddoto: ad un certo punto Tito doveva tradurre la canzone "Highway 61 Revisited"... Bene, mi manda la bozza su cui traduceva il titolo con "Firenze-Mare". Io gli dissi: "Ma sei matto?". Lui cercò di convincermi che per Dylan la
"Highway 61" era la strada della libertà, quella che dal suo paese lo portava in un mondo nuovo, una specie di terra promessa etc... e che per lui, romano, era l'equivalente della Firenze-Mare. Io pensai: "Allora per me quale doveva essere... la Milano/Como/Chiasso?..." (ride). Ecco, Tito a volte esagerava in queste cose però io credo di aver capito perchè quelle traduzioni non siano piaciute. Perchè a volte sono troppo colloquiali... Sono pieni di "'sta", "'sto" e cose del genere... Eppure, se ci pensi bene, quella è la lingua che usava Dylan scimmiottando il blues, parlando un linguaggio che non è "importante", ma è la parola spesa come la si spende nelle chiacchiere comuni... Onore al traduttore che ha fatto questa cosa... Se io oggi volessi fare nuove traduzioni di Dylan non potrei prescindere da quelle di Tito Schipa Jr., perchè il futuro è sempre un bambino sulle spalle di un gigante, che è il passato.

MF: Comunque anche a te risulta che le traduzioni di Schipa siano state poco apprezzate...

RB: Sì. Perchè quello è un Dylan "desacralizzato". Però ripeto che le traduzioni di altri le trovo assolutamente inaninimate, una serie di parole una dietro l'altra. Sembra che così facendo si rispetti l'originale, ma non è vero, è un modo per imbalsamare i testi. Personalmente non capisco come si possa non cogliere nel lavoro di Schipa una certa profondità, una certa eleganza

MF: Ma Dylan ha approvato le traduzioni di Schipa...?

RB: Credo che non le abbia nemmeno lette.

MF: Quindi pensi che Dylan non si interessi delle traduzioni dei suoi testi all'estero?...

RB: Non credo proprio...

MF: Ad ogni modo mi sembra di capire che il tuo è un invito rivolto a coloro i quali denigrano le traduzioni di Tito Schipa Jr. ad analizzarle con maggior attenzione non fermandosi alla prima lettura...

RB: Ripeto, io non capisco come si possa non accorgersi del lavoro enorme fatto da Schipa, dell'approfondimento... Inoltre si era anche cercato di fare un'edizione di un certo prestigio, di valorizzare i testi e le traduzioni anche da un punto di vista grafico, estetico. Una delle ragioni che mi aveva personalmente fatto allontanare dalle edizioni con le traduzioni di Stefano Rizzo che tradusse Dylan prima di Tito era anche la veste dal momento che erano stampate su librettini miseri, corpo tre, grigi, neri, parole stipate, non c'era un idea di libro e di agio per dare respiro a queste poesie. Forse l'unico difetto dei libri con le traduzioni di Tito era il prezzo...

MF: I tre libri della Arcana curati da Schipa arrivano fino all'album Empire Burlesque, giusto?

RB: Questo perchè la fonte originale era il volume americano che arrivava appunto fin lì. Io avevo contattato Jeff Rosen il manager di Dylan chiedendo il permesso di continuare con i testi degli album successivi usciti fino a quel momento, gli ultimi dieci anni, ed in un primo momento Rosen sembrava molto gentile e disponibile... Invece non ci fu modo di concludere la cosa... E del resto nemmeno in America hanno mai proseguito con i testi nuovi...

MF: Ma un eventuale nuova edizione come sarebbe accolta?...

RB: Secondo me ci sarebbero comunque polemiche... Perchè vedere le parole tradotte non ha mai lo stesso effetto che vederle in originale... E' chiaro che ogni termine ha un suo fascino in inglese e può perderlo se reso in italiano... Questo vale ovviamente non solo per Dylan... Le parole sono come delle conchiglie nelle quali puoi sentirci di volta in volta tutto e il contrario di tutto ed è chiaro che nel tradurle si perde sempre qualcosa.

MF: Inoltre bisogna riconoscere che le traduzioni di Schipa hanno il pregio di essere cantabili...

RB: E' quello che dicevo prima quando parlavo della metrica. C'è un rispetto della metrica che è molto piacevole... Pensa alla cadenza di Mr. Tambourine man, o di Just like a woman o allo snocciolare stretto di I want you... Se non riesci a rendere quelle cadenze non avrai mai una buona versione. A proposito di I want you ricordo una bellissima traduzione di Giorgio Calabrese, grandissimo paroliere, che la realizzò per i Nomadi. Ecco un'altra mia fonte dylaniana, i Nomadi. Io avevo comprato quel mitico disco che è Per quando noi non ci saremo in cui c'era quella bellissima versione di I want you.